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Maggio 1973, la fine di un'epoca. Novembre 2013, inizia una nuova era?


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Oggi Marc Marquez si è laureato campione del mondo. A soli 20 anni è già nella storia perché è il più giovane campione della MotoGP, inoltre erano 20 anni, da quando arrivò in Europa il marziano Kenny Roberts, che un pilota non vinceva al suo debutto nella massima categoria.

 

Oggi la Tv e i media in genere portano le gare del motomondiale in tutte le case, ci sono i siti specializzati, addirittura si ricevono sms con le ultime news dal mondo delle corse. Questo è bellissimo per chi ama questo sport, ma in alcuni ha anche portato a degli eccessi da tifo calcistico. A riprova di questo basta navigare sui forum che parlano di motomondiale per leggere messaggi di persone che si insultano pesantemente anche con minacce fisiche solo per stabilire se Rossi sia più o meno bravo di qualsiasi altro pilota, o altre amenità del genere.

 

Ma non è stato sempre così, perché una volta le gare passavano in Tv molto raramente, il mondiale si correva su poche gare e il cronista era Mario Poltronieri, che si occupava anche di Formula 1 con un tono pacato sconosciuto ai cronisti di oggi. Gli sponsor erano pochini e le tute dei piloti erano solo nere. Tutto questo succedeva negli anni '60 e '70 e solo chi oggi ha almeno 55/60 anni può ricordarsi delle gare e dei personaggi di quel periodo.

 

Erano i tempi di Giacomo Agostini, ma anche di Paul Smart, Mike Hailwood, Walter Villa, Bill Ivy, Jarno Saarinen, Renzo Pasolini, Teuvo Lansivuori, Phil Read, Angelo Bergamonti, Gilberto Parlotti, Bruno Spaggiari, Santiago Herrero, Ron Haslam, solo per ricordare i primi che mi vengono in mente. Molti di quei piloti non sono sopravvissuti alle gare, a causa delle piste molto diverse da oggi, e per farsene un'idea basti pensare che il TT dell'Isola di Man allora si correva come prova del campionato del mondo.

 

Di conseguenza anche il tifo era diverso, perché non bastava starsene in pantofole seduti sul divano con la birretta in mano, ma ci si  documentava sulle poche riviste di moto e alle gare si andava con la cesta di gnocco fritto sotto al braccio, magari grazie alla mamma del mio amico Vito che oltre che accompagnarci in macchina (non avevamo ancora la patente), da modenese doc preparava gnocco e tigelle per tutti e tre.

 

Come ho scritto nel titolo, il maggio del 1973 ha segnato la fine di un'era, quella eroica dei circuiti con i guard rail protetti dalle balle di paglia, delle tute senza protezioni, dei caschi molto diversi da quelli di oggi, delle piste pericolose per il pubblico e i piloti. A Monza, in quella domenica di maggio morivano insieme Renzo Pasolini e Jarno Saarinen, piloti gentlemen che ancora adesso il mondo motociclistico rimpiange e che allora pianse a lungo. Ricordo ancora perfettamente la diretta televisiva che stavo guardando nel salotto di casa con mio padre, lo sgomento di Poltronieri, le notizie che non arrivavano, il silenzio a commento delle immagini che non riuscivano a inquadrare quanto era successo al curvone. Da allora tante cose cambiarono, sia per la sicurezza, in primis con la professionalità degli organizzatori, e di conseguenza anche tra i piloti, che non si spostarono più per l'Europa con un carro funebre (leggerete dopo circa questa cosa) o col furgone VW.

 

Oggi inizia una nuova era, con le moto guidate di traverso da un ragazzino di 20 anni che arriva fresco fresco su una moto da 260 cv e la guida con la sicurezza di una pit-bike. Le guida in un modo tanto diverso dai suoi colleghi di pochi anni più vecchi, che lo stesso marziano Jorge Lorenzo ha dovuto cambiare modo di guidare per adeguarsi a questo indemoniato. E poi oggi è stato l'ultimo GP di quel campione dei tecnici che è, o meglio, che è stato Jeremy Burgess con 160 GP vinti in carriera, ma che a 60 anni non è più all'altezza del compito di mantenere il fuoriclasse VR46 in vetta. Tutto cambia, tutto si evolve, chi non si adegua resta indietro, è la giostra della vita reale, quella stessa che tutti noi gente "normale" viviamo tutti i giorni.

 

L'oggi però è il frutto di quello che è di ieri, quindi a 40 anni dalla scomparsa di Pasolini e Saarinen, vorrei condividere con voi il sapore di quei tempi, grazie ad un report che ho trovato in rete e che trovate linkato qui sotto. E' la cronaca dell'incidente, ma anche una fotografia di quell'epoca, oltre che la biografia di due campioni indimenticabili.

 

Prendetevi un po' di tempo e leggete tutto fino in fondo, vi appassionerà come un Gran Premio, ne sono certo.

 

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Ecco il link dove trovare tutta la storia: http://www.dbrtforum.it/forum/FR_posts.asp?TID=2275&KW=%22Paso%22+e+Saarinen

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Verità sacrosanta...ancora 10/15 anni fa di gare e campionati se ne parlava solo tra motociclisti,pochissima tv e solo alcune riviste di settore realmente impegnate nel divulgare notizie sulle gare che quasi nessuno aveva visto.

Oggi il 70% di chi ne parla non ha mai guidato la moto,al massimo gira in spooter,sentenzia senza avere un minimo di conoscenze tecniche o bagaglio culturale dovuto all'esperienza in prima persona....e spesso apostrofa noi come si fa con dei lobotomizzati "tifosi" di calcio.

Noi motociclisti seguiamo e guardiamo la passione che ci accomuna,applaudiamo chi vince e anche chi solo fa spettacolo...anche se non guida la moto della "nostra" marca o non è il pilota che più ci entusiasma;e soprattutto,chiunque sia a vincere,è solo stato il più bravo in quel frangente,NON HA RUBATO!

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Evidentemente le considerazioni che ho esposto nel primo messaggio non sono solo le mie. Leggetevi quello che scrive Paolo Scalera nel link che posto qui sotto, guardatevi la foto di Marquez in piega con la RCV2014, poi guardate quella di Sheen e Roberts che al confronto sembrano due dinosauri. E pensare che ai nostri tempi di gioventù una piega da 45° sembrava ai limiti della fisica!

 

Godetevi la lettura: http://gpone.com/paoloscalera/2013/11/14/ricordi-di-un-pomeriggio-di-mezzo-inverno-a-valencia-osservando-le-pieghe-di-marquez/

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Caro Gianni, leggere le tue considerazioni è molto interessante, come sempre.

 

Non abbiamo la stessa età, ma quasi … I tuoi ricordi sono come i miei. Lo sport motociclistico si è molto evoluto nel tempo, come ogni altra cosa; ma più di altre cose perché strettamente connesso all’evoluzione tecnologica.

Buona parte delle acrobazie che vediamo oggi compiere dai piloti non erano fisicamente possibili solo 20 anni fa con i materiali e le attrezzature disponibili. Molti passi sono stati fatti per la sicurezza dei piloti in pista, cosicchè non dobbiamo piangere una vittima a gara o quasi come accadeva a quei tempi.

 

La trasmissione delle gare e delle manifestazione sportive motociclistiche in TV e la enorme quantità di informazioni oggi facilmente accessibili a chiunque, se da una parte hanno contribuito a far crescere il mercato (almeno fino ad alcuni anni fa) con effetti positivi sulla qualità dei prodotti offerti, dall’altra hanno avvicinato a questo mondo fantastico anche molti giovani (ma anche meno giovani) senza il giusto approccio, motivati solo dalla moda del momento o dal tifo verso questo o quel campione.

 

La passione dei veri motociclisti è rimasta sempre la stessa, piloti professionisti o semplici motociclisti: passione viene da patire, soffrire. Tutte le passioni fanno i conti con la sofferenza. Perchè i sentimenti forti sono ambivalenti: da una parte la ricerca di una felicità, dall'altra la paura di perderla. Le due cose vivono insieme. Vale per la moto, l'amore, il gioco, per tutto... E' semplice: amiamo la moto perchè moltiplica le nostre facoltà di bipedi terrestri; andare in moto è un pò come volare, come saltare altissimi, quasi in assenza di peso. E poi la moto è un magnifico strumento che ha una vita propria, che pulsa e canta insieme a noi.

Parola di Nico.

 

http://www.mt-01.eu/index.php?/topic/4145-on-the-road-again/?p=50566

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  • 4 settimane dopo...

grazie del ricordo Gianni.... ho ancora vivo la memoria dell'incidente di Pasolini... ero militare,stavo guardando la gara in tv....  altri piloti altri tempi.... il mondo è andato avanti,sinceramente non so se questo sia stato meglio,ma so vecchio e quasi rincoglionito ormai.. 

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  • 3 settimane dopo...

Gran bel link non l'avevo mai letto , davvero un pezzo di storia indelebile che non conoscevo e che emoziona ma anche mi ha fatto venire rabbia se penso parere ultra personale che per ignoranza e superficialità di chi aveva responsabiltà della gara non ha dato ascolto ai piloti che c'era olio in pista mandandoli così al creatore. Poi certo la sicurezza in pista era tutt'altro che oggi.... Ma pure le regole che una volta non c'erano e permettevano che lo show continuasse fino al limite massimo della carneficina.

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  • 8 mesi dopo...

era un altro mondo ... famosa l'intervista su motosprint a Roberts .. e il sottile sarcasmo perchè KR diceva che per entrare in curva e piegare controsterzava.

In effetti il primo italiano che cercò di capire 'stà cosa fu Cadalora ... sino allora tutti piegavano senza sapere come e perchè..

 

Chissà che fine ha fatto quel redattore che sfotteva KR perchè "raccontava" che controsterzava

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  • 1 anno dopo...

Io non esistevo ancora nel 73, e da li ad ancora ne dovevano passare di anni (made in 78)

Quando leggo di quei tempi mi commuovo, e paragonando i racconti dei tanti alle telecronache di pochi giorni fa, mi rendo conto che come in troppe altre cose, molte decisamente più serie, purtroppo si è perso di vista il fine.

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Grazie per il link

Io ho un libro che racconta questa storia

Rileggere con altri punti di vista mi ha fatto piacere

Quanto a valentino la storia e diversa perché diversi sono i tempi ed i personaggi

Purtroppo devo anche dire che a maggior ragione alla luce della pericolosita di questo sport vissuto sul filo della morte che corre a 330 all ora su una striscia di gomma mm e tanto talento quanto ignoranza/incoscienza tipica di quegli sbruffoni cui la vita finora ha solo sorriso che tradotto significa che finora nonostante la sua foga agonistica gli ha detto solo c**o

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