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poesia


garavak

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Succede così.

Succede molto spesso.

Che il mondo diventi scuro.

E le giornate di ferro.

Io me ne frego.

Io c'ho la moto.

Che è bassa.

Con le cromature.

Nerissima.

Che con le vibrazioni ci sposto la dentiera a quella del quarto piano.

Io con la mia moto ci vado a spasso.

Da solo.

Non guardo nessuno.

Soltanto quello che stà oltre la strada.

Mi piaccion le pecore.

E molto le galline.

I contadini nei campi.

E se vedo le margherite tiro su forte col naso.

Spesso non sento nulla.

A volte mi aspiro un moscerino.

Quando ci son le curve guardo l'asfalto e le sue buche.

Il suo colore.

E quando piove tiro due bestemmie e poi penso che non importa.

E dopo sull'autostrada mentre me ne torno a casa,mi allungo sulla sella e godo il suono di sto motorone che gira basso.

E spinge forte,come quando mio padre mi prendeva a calci.

Il mondo è dolce stasera.

La vita è bella stasera.

La città la attraverso a zigozago per fare più lunga la strada del ritorno.

 

Carlo Talamo

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Si non è l'artista che voglio ricordare, ma il motociclista appassionato, che sapeva trasmettere benissimo ciò che provava andando in moto.

 

Una volta, dal gommista, mi si avvicinò un signore (era li ad aspettare che gli cambiassero le gomme dell'auto, come me che aspettavo che mi montassero le gomme nuove alla moto) e cominciò a chiedermi le solite cose: quanti cv ha, quanto va, quanto pesa etc. Io gli rispondevo meglio che potevo, e, a un certo punto mi disse: "Si, ma cosa si prova?" Di fronte al mio sguardo :shock: riprese: "Cosa si prova a correre tutti quei rischi, a prendere la pioggia e il freddo, perchè vi piace così tanto?"

 

Non credo di essere stato in grado di spiegargli. In quel momento mi sarebbe piaciuto essere come Talamo.

 

:smt006

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anche se tu fossi stato Talamo lui non avrebbe capito.

Quella "poesia" la capiamo noi che sappiamo di cosa parla, che in qualche modo proviamo quelle emozioni.

 

Un giorno un ragazzino di 8anni, ebreo, mi ha chiesto di cosa sanno le aragoste, glie l'ho spiegato facendo dei paragoni, conoscendo bene la sua tavola, ma secondo te lui ha capito? No, ha capito che non è come nulla che ha assaggiato ma potrebbe essere meglio di tante cose che gli piacciono.

:smt006

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Era nera.

Come una locomotiva.

E profumava d'olio.

Di chilometri.

Il calore che emanava lo potevi sentire a dieci passi.

Fango e sporco testimoniavano di strade lontane.

Io avevo otto anni. quella motocicletta, sola nel caldo

di un pomeriggio di tanto tempo fa, quella motocicletta

io non posso dimenticarla.

La pelle delle vecchie borse doveva aver visto temporali,

vento e lunghe giornate di sole.

Vivevo allora in un paesino del sud dell'Italia.

Motociclette ce n'erano poche.

Di una Parilla mi ricordo. E di una Guzzi. Rossa.

La vecchia motocicletta straniera che odorava di territori

lontanissimi riempiva la piazza.

Ed i miei occhi di bambino.

Forza. Nei suoi grandi cilindri rigati d'olio.

Solitudine. Nella sella di cuoio che non poteva ospitare passeggeri.

Qualcuno, dietro di me, mormorò un nome. Con rispetto mi sembrò.

Io non lo sapevo allora, ma quel nome avrebbe accompagnato la mia vita.

È con me da tanto tempo.

Mi vive accanto.

Fortemente.

Era l'estate del '59. In Calabria.

Era una Harley-Davidson.

Aveva attraversato l'oceano.

E probabilmente la guerra.

Un uomo traversò la piazza.

Forse mi sorrise.

E quando la polvere si dissolse dietro al profondo suono di quel vecchio motore,

poche macchie d'olio sulla terra ricordavano dolcemente il suo passaggio.

Un caldo odore di benzina mi circondò per un attimo.

 

 

questa è quella che preferisco

:smt001 :smt006

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Luigi non vorrei che pensassi che l'ho scritta io: é una publicità dell'Harley Davidson scritta da Carlo Talamo, purtroppo scomparso nel 2002, più o meno in questo periodo. ;-)

 

:smt006

No no Angelo, mi riferivo ai racconti che avete fatto tu e Omar dopo la poesia, che mi sembrano molto più "poetici" della stessa. Sì purtroppo se ne è andato il 29/10/2002 :smt003

:smt006

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A me piace tanto anche questa:

 

C´e una linea precisa.

Cosi´ netta.

Che divide la citta´ dal Mondo.

Questa linea non ha un nome.

Nessuno l´ha disegnata mai.

Nessuno puo´ vederla.

Chi sta dentro un´automobile non puo´ conoscerla.

E io pero´ la conosco bene.

E la riconosco.

Tutte le volte che vado piu´ in la´.

Quando, con la moto, lascio la citta´

di notte per andare a vedere cosa c´e´ oltre.

E l´aria si fa piu´ fredda.

Umida.

E appaiono i profumi. Profumi che non so dire, che attraversano l´universo davanti al mio naso.

E mi avvolgono in un mondo piu´ tranquillo.

Nel quale entro sereno, guidato dalla luce innocente del mio piccolo faro.

La linea adesso e´ lontana.

I chilometri si arrotolano pigramente nell´orologione illuminato appena.

La lancetta si muove, oscilla ed indica una velocita´ come indecisa.

Ma fuori dalla linea la velocita´ non conta piu´. Nessuno ha fretta.

Nessuno aspetta.

Con gli occhi,distrattamente,seguo un pensiero.

 

:smt006

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Se non ricordo male è già stato postato (Anoreba??)....

 

 

Una volta, qualche anno fà, il papà di uno di noi

che ora non c'è più, il papà di un Angelo

con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti così

"...Mi aveva tanto parlato di voi,

ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato

più di tanto, ma essendo un gran "capoccione"

me li ha voluti far conoscere uno ad uno,

questi ragazzi da abbracciare e baciare come figli

propri, immersi in quelle loro tute di pelle

con i loro caschi sgargianti, tutti veri DURI!

Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo.

Ma provate ad alzare loro quelle visiere scure

da marziani e troverete occhi splendidi,

puliti, gonfi di quelle lacrime vere

in cui puoi annegare ed arrivare fino infondo

alla loro anima per vedere com'è candida.

Provate poi a toglierli quelle tute

e troverete al loro interno dei bambinoni

innamorati della vita, del week-end

a bistecche e salsiccie, ma ancora tanto bisognosi

di un padre o di una madre che li prenda

per mano quando la sorte inizia a giocare duro"

Si dice che

ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri

insieme a noi salgano pure Angeli e Diavoli...

E' vero! Rappresentano quel dualismo

che rende questo modo di vivere così

denso di emozioni che a volte il cuore pare

voler saltar via dal petto

e mettersi a correre,

ad urlare.

Diavoli che girano quel polso

in maniera a volte così irrazionale e violenta

che lo skizzo di adrenalina che ti arriva

dritto al cervello senza passare dal via,

lasciandoti i tremori per lunghissimi

interminabili minuti,

e angeli che portano il volto e la voce

di chi non è piu con noi,

dei nostri affetti,

delle nostre paure ed esperienze

costruite sulle ossa rotte.

Si, è vero, in moto si muore, capita...

può capitare ad ognuno di noi e ci si fà male,

tanto male, ma in quanta vita si trasforma

in ricordi bellissimi,

in attimi eterni,

in risate così fragorose da far tornare il sole

anche in una fredda e piovosa

giornata di novembre?

Parlate con ognuno di noi

e fatevi raccontare un giro,

un aneddoto,

una curva e perdetevi in quello sguardo

che comincia a scintillare,

nelle risate,

nel sorriso che, spontaneo,

stira gli angoli del viso e distende la fronte...

Parlate con ognuno di noi

e chiedetegli cosa sarebbe di lui

se un giorno dovesse rinunciare a questa passione

e preparatevi a sentire l'urlo del silenzio,

a vedere quello sguardo di bimbo

diventare lo sguardo di un marinaio

costretto a vivere a terra con il mare in vista

o di un pilota che guarda

il cielo ancorato a terra...

 

In moto si muore, è vero...

ma non esiste modo migliore per vivere

il tempo che ci è concesso...

E se ancora non lo avete capito...

beh, lasciate perdere, non lo capirete mai...

 

Ma se un domani, andando al mare con la vostra famiglia

automobilisticamente corretta,

dovesse sopraggiungere uno di Noi

e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare

sbracciando come un pazzo,

rinunciate a capire anche lui...

 

Lui che nella sua incoscienza

vede in Noi quella scintilla

che voi non siete stati capaci di scorgere.

E se vedrete il Motociclista ricambiare il saluto...

beh, non c'è nulla di strano sapete?

Tra Angeli in terra ci si saluta sempre...

 

Ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda...

 

Motociclisti... strana, meravigliosa gente!

 

Felice di essere un Motociclista!

 

Testo di : Mario Savoca Corona Alias Icy

 

Una volta, qualche anno fà, il papà di uno di noi

che ora non c'è più, il papà di un Angelo

con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti così

"...Mi aveva tanto parlato di voi,

ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato

più di tanto, ma essendo un gran "capoccione"

me li ha voluti far conoscere uno ad uno,

questi ragazzi da abbracciare e baciare come figli

propri, immersi in quelle loro tute di pelle

con i loro caschi sgargianti, tutti veri DURI!

Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo.

Ma provate ad alzare loro quelle visiere scure

da marziani e troverete occhi splendidi,

puliti, gonfi di quelle lacrime vere

in cui puoi annegare ed arrivare fino infondo

alla loro anima per vedere com'è candida.

Provate poi a toglierli quelle tute

e troverete al loro interno dei bambinoni

innamorati della vita, del week-end

a bistecche e salsiccie, ma ancora tanto bisognosi

di un padre o di una madre che li prenda

per mano quando la sorte inizia a giocare duro"

Si dice che

ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri

insieme a noi salgano pure Angeli e Diavoli...

E' vero! Rappresentano quel dualismo

che rende questo modo di vivere così

denso di emozioni che a volte il cuore pare

voler saltar via dal petto

e mettersi a correre,

ad urlare.

Diavoli che girano quel polso

in maniera a volte così irrazionale e violenta

che lo skizzo di adrenalina che ti arriva

dritto al cervello senza passare dal via,

lasciandoti i tremori per lunghissimi

interminabili minuti,

e angeli che portano il volto e la voce

di chi non è piu con noi,

dei nostri affetti,

delle nostre paure ed esperienze

costruite sulle ossa rotte.

Si, è vero, in moto si muore, capita...

può capitare ad ognuno di noi e ci si fà male,

tanto male, ma in quanta vita si trasforma

in ricordi bellissimi,

in attimi eterni,

in risate così fragorose da far tornare il sole

anche in una fredda e piovosa

giornata di novembre?

Parlate con ognuno di noi

e fatevi raccontare un giro,

un aneddoto,

una curva e perdetevi in quello sguardo

che comincia a scintillare,

nelle risate,

nel sorriso che, spontaneo,

stira gli angoli del viso e distende la fronte...

Parlate con ognuno di noi

e chiedetegli cosa sarebbe di lui

se un giorno dovesse rinunciare a questa passione

e preparatevi a sentire l'urlo del silenzio,

a vedere quello sguardo di bimbo

diventare lo sguardo di un marinaio

costretto a vivere a terra con il mare in vista

o di un pilota che guarda

il cielo ancorato a terra...

 

In moto si muore, è vero...

ma non esiste modo migliore per vivere

il tempo che ci è concesso...

E se ancora non lo avete capito...

beh, lasciate perdere, non lo capirete mai...

 

Ma se un domani, andando al mare con la vostra famiglia

automobilisticamente corretta,

dovesse sopraggiungere uno di Noi

e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare

sbracciando come un pazzo,

rinunciate a capire anche lui...

 

Lui che nella sua incoscienza

vede in Noi quella scintilla

che voi non siete stati capaci di scorgere.

E se vedrete il Motociclista ricambiare il saluto...

beh, non c'è nulla di strano sapete?

Tra Angeli in terra ci si saluta sempre...

 

Ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda...

 

Motociclisti... strana, meravigliosa gente!

 

Felice di essere un Motociclista!

 

Testo di : Mario Savoca Corona Alias Icy

 

Una volta, qualche anno fà, il papà di uno di noi

che ora non c'è più, il papà di un Angelo

con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti così

"...Mi aveva tanto parlato di voi,

ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato

più di tanto, ma essendo un gran "capoccione"

me li ha voluti far conoscere uno ad uno,

questi ragazzi da abbracciare e baciare come figli

propri, immersi in quelle loro tute di pelle

con i loro caschi sgargianti, tutti veri DURI!

Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo.

Ma provate ad alzare loro quelle visiere scure

da marziani e troverete occhi splendidi,

puliti, gonfi di quelle lacrime vere

in cui puoi annegare ed arrivare fino infondo

alla loro anima per vedere com'è candida.

Provate poi a toglierli quelle tute

e troverete al loro interno dei bambinoni

innamorati della vita, del week-end

a bistecche e salsiccie, ma ancora tanto bisognosi

di un padre o di una madre che li prenda

per mano quando la sorte inizia a giocare duro"

Si dice che

ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri

insieme a noi salgano pure Angeli e Diavoli...

E' vero! Rappresentano quel dualismo

che rende questo modo di vivere così

denso di emozioni che a volte il cuore pare

voler saltar via dal petto

e mettersi a correre,

ad urlare.

Diavoli che girano quel polso

in maniera a volte così irrazionale e violenta

che lo skizzo di adrenalina che ti arriva

dritto al cervello senza passare dal via,

lasciandoti i tremori per lunghissimi

interminabili minuti,

e angeli che portano il volto e la voce

di chi non è piu con noi,

dei nostri affetti,

delle nostre paure ed esperienze

costruite sulle ossa rotte.

Si, è vero, in moto si muore, capita...

può capitare ad ognuno di noi e ci si fà male,

tanto male, ma in quanta vita si trasforma

in ricordi bellissimi,

in attimi eterni,

in risate così fragorose da far tornare il sole

anche in una fredda e piovosa

giornata di novembre?

Parlate con ognuno di noi

e fatevi raccontare un giro,

un aneddoto,

una curva e perdetevi in quello sguardo

che comincia a scintillare,

nelle risate,

nel sorriso che, spontaneo,

stira gli angoli del viso e distende la fronte...

Parlate con ognuno di noi

e chiedetegli cosa sarebbe di lui

se un giorno dovesse rinunciare a questa passione

e preparatevi a sentire l'urlo del silenzio,

a vedere quello sguardo di bimbo

diventare lo sguardo di un marinaio

costretto a vivere a terra con il mare in vista

o di un pilota che guarda

il cielo ancorato a terra...

 

In moto si muore, è vero...

ma non esiste modo migliore per vivere

il tempo che ci è concesso...

E se ancora non lo avete capito...

beh, lasciate perdere, non lo capirete mai...

 

Ma se un domani, andando al mare con la vostra famiglia

automobilisticamente corretta,

dovesse sopraggiungere uno di Noi

e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare

sbracciando come un pazzo,

rinunciate a capire anche lui...

 

Lui che nella sua incoscienza

vede in Noi quella scintilla

che voi non siete stati capaci di scorgere.

E se vedrete il Motociclista ricambiare il saluto...

beh, non c'è nulla di strano sapete?

Tra Angeli in terra ci si saluta sempre...

 

Ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda...

 

Motociclisti... strana, meravigliosa gente!

 

Felice di essere un Motociclista!

 

Testo di : Mario Savoca Corona Alias Icy

segue:

 

 

 

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Anche secondo me la moto lascia ricordi indelebili, belli e meno belli. Per me un ricordo bello è quello di una notte d’estate di qualche anno fa, sul lungo lago di Sesto Calende. Stavo fuori da un bar, dopo l’orario di chiusura. Il barista mi aveva venduto una birra a patto che la bevessi fuori dal locale, e io stavo seduto sul marciapiedi a guardare la mia moto, sullo sfondo del lago, nel punto in cui si trasforma in Ticino, illuminato dalla luna. Per me era stata una brutta giornata, bevevo la mia birra e pensavo che la mia moto era bellissima. Nel silenzio della notte, l’inconfondibile rombo rauco della Triple di un Amico “lo sapevo che ti trovavo qui”. Il barista, che aveva finito di pulire il locale, uscì con tre birre e bevemmo insieme l’ultima Corona. Tre automobilisti non l’avrebbero mai potuto fare. ;-)

 

:smt006

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